Trasmissione di retrospezione cultural-musicale sulla storia del rock...in onda tutti i Giovedì dalle 21 alle 22.30 su Città del Capo-Radio Metropolitana (Bologna e provincia, provincia di Modena e Ferrara: 94.7 MHz - 96.3 MHz) e in streaming, oppure su iPhone, iPad e smartphone, ovunque vi troviate sul globo terracqueo...

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...conducono Simone e Vanes


16/10/13

MY PRIVATE Vinyl Collection - puntata 2: THE BAND - MOONDOG MATINEE


Dicci se ti piace Boomerang!!!

…anche in questo album del ‘73, come in quello delle Supremes presentato nella prima puntata, viene proposta una cover di un pezzo di Sam Cooke…è A Change Is Gonna Come (che guarda un po’ era originariamente uscito proprio come side B del 45 giri di Shale!, nel gennaio ‘65), è  la traccia che chiude il disco e nei primi due minutini sembra quasi riscattarne almeno parzialmente le sorti, evidenziando le radici black del sound della Band e nel contempo la capacità del gruppo di trasfigurarle, fonderle con il patrimonio della musica Americana e dar vita a uno stile originale e eccezionalmente influente sugli sviluppi futuri del rock…insomma, a non conoscere l’originale di Cooke (ma se fosse così, tre pater noster e due ave maria) sembrerebbe quasi di ascoltare un pezzo tratto da Music From Big Pink o l’omonimo The Band…
beh, dopo questo pippone, tutto bene direte…
e invece no, perché vaff…., d’improvviso quel figlio di buona donna di Garth Hudson, fin lì strepitoso all’organo, imbraccia il sax tenore e tira fuori una linea melodica che manco Fausto Papetti in una giornata di particolare sverzura…e allora bona, amen, così doveva andare, ti dici…
chè un disco del genere mica poteva finire in gloria, dopo aver vivacchiato per 9 cover che i Nostri, i quali avrebbero dovuto e voluto in teoria rinverdire i fasti degli esordi (quando bazzicavano le peggiori sale da concerto canadesi accompagnando Ronnie Hawkins –un mediocre ma pervicacissimo esemplare di musicista migratore, che soffrendo di troppa concorrenza negli States decise di trasferirsi nella decisamente meno battuta nazione a nord del confine-) affrontano invece con piglio da balera di second’ordine…
epperò questa è una rubrica dedicata ai vinili di cui ci vantiamo, non a quelli che consideriamo migliori dal punto di vista musicale; le due categorie non si sovrappongono in toto, perché qui entrano considerazioni sulla particolarità del disco, la reperibilità, il fascino della copertina, il peso del vinile, la cifra pagata, le evenienze che ci hanno portato a Lui...insomma, milioni di cose…
e questo è un oggetto, nella versione USA che posseggo, particolarissimo per il poster di copertina (disegnato da Edward Kasper, che tratteggia un pezzo di un isolato di Toronto con al centro il Cabbagetown Cafè e nel quale compaiono in varie faccende affaccendati i membri della Band –chi ciappina col jukebox, chi si passa una bibita, chi sta appoggiato al muro del bar senza fare una cippa e chi siede sul marciapiede leggendo una fantomatica rivista musicale -in uno stile da dipinto vérité un po’ alla Hopper, anche lui Edward…-) che avvolge maternamente tutto il disco, e particolarissimo perché è un brutto disco di una grande...Band, e quindi meritevole di coccole anche più degli altri…