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...conducono Simone e Vanes


06/02/10

LE SPORCHE DOZZINE 2009: CLASSIFICA FINALE



















i "12 dischi 12" di SIMONE

12. Robyn Hitchcock & The Venus 3 - Goodnight Oslo (yep roc)
Vediamo…ci sono i Venus 3 (Peter Buck –sì, il chitarrista dei R.E.M.- Scott McCaughey e Bill Rieflin), che costituiscono ¾ dei Minus 5…ma sono anche ¾ di Robyn Hitchcock & The Venus 3…e poi c’è Robin Hitchcock…beh, Robyn Hitchcock è Robyn Hitchcock, e smetto di dare i numeri…Insieme avevano già fatto uscire il valido Olè Tarantula, nel 2006…l’anno scorso è stato invece il turno di questo Goodnight Oslo, dai ritmi mediamenti più felpati rispetto al precedente, ma ugualmente riuscito…ballate dal retrogusto psichedelico (e quale migliore accoppiata potrebbe interpretarle, se non quella formata da Hitchcock e da Buck?) e sapori r’n’b, per una miscela immarcescibilmente goduriosa…
11. Dan Auerbach - Keep It Hid (nonesuch)
Non per proseguire con l’osessione numerica, ma lui è ½ , nonché il chitarrista, dei Black Keys…però qui fa tutto o quasi da solo, e se le radici e la linfa vitale del suono rimangono, come per la sigla madre, legate profondamente alle dodici battute, l’incedere delle canzoni ricorda più certo blues elettrico anni ’40 e ’50, piuttosto che l’hard garage dei ’60, e la chitarra di Auerbach e i suoi riusciti riff sono al servizio di una soulness che pervade meravigliosamente tutto l’album…registrato a Akron, che sta un po’ a metà fra Detroit e Memphis…

10. Iggy Pop - Preliminaires (astralwerks)
Ve l’immaginate l’Iguana, abituato alla wildness ruggente della foresta selvaggia del rock’n’roll, interpretare in giacca e cravatta e con cavernosa voce da crooner consumato suadenti canzoni in un fumoso night club parigino? Neanch’io…se non altro perché sarebbe comunque capace di presentarsi a petto nudo, sul palco di quel locale…Però guardate che non ci sono affatto andato troppo lontano, visto che “Preliminaires” è una collezione di canzoni debitrici di sonorità alla Serge Gainsbourg, o che potrebbero essere state partorite dal Leonard Cohen più suadente (ed eccone un altro che ha flirtato eccome con la canzone transalpina)…tra pop e jazz quindi, un Iggy Pop che non t’aspetti, che omaggia Prevèrt e Jobim, che avvolge e affascina…

9. Wilco - (The Album) (nonesuch)
Semplicemente, a mio modestissimo avviso, il lascito più importante, in ambito rock, del decennio che tirerà le cuoia fra qualche mese…la band intendo, chè quest’ultimo disco è (e cos’altro vuoi dire?) ottimo, ma è il corpus della loro opera degli ultimi anni (a cominciare da quel capolavoro di “A Ghost Is Born”, anno di grazia 2004) a segnare la grandezza di questa Band…e sì, c’ho messo la maiuscola stavolta, perché se c’è un gruppo che ha rivilitalizzato e riaggiornato il fondamentale lavoro di sviluppo dei suoni Americani svolto una quarantina d’anni fa da Robbie Robertson e compagnia bella, questi sono proprio Jeff Tweedy e soci…

8. Bill Callahan - Sometimes I Wish We Were An Eagle (drag city)
Beh, se ami Callahan (che comunque altri non è se non è Smog, per quanti si fossero persi gli ultimi dischi), è davvero dura che il Nostro possa tirar fuori un disco che non soddisfi il tuo palato…e se non lo ami ti perdi qualcosa, va da sé… Comunque questo disco dall’ennesimo lungo e suggestivo titolo è sicuramente uno dei più belli fra quelli partoriti da Callahan nell’ultimo decennio (fa il paio a mio avviso con l’ultimo a nome Smog, ovvero A River Ain’t Too Much To Love, 2005)…meno country-oriented del predecessore Woke on a Whaleheart, più languidamente avvolto da arrangiamenti d’archi, non è un capolavoro solo perché si perde un pelino nel finale…ma che canzoni, cavolo…

7. The Handsome Family - Honey Moon (carrot top)
I coniugi Brett e Renne Sparks festeggiano il ventennale del matrimonio con una Luna di Miele che è un viaggio, come d’obbligo, nelle sdolcinatezze (a loro ancora relativamente sconosciute) che sanno di pop song anni ’40 e ’50, non dimenticando però la frequentazione dei più usuali territori scuri e gotici legati all’immaginario folk…il racconto dell’amore e della ricerca delle sue svariate declinazioni, che sempre può trarre ispirazione da quell’adesione a un mondo naturale che ci circonda e che, sempre più inosservato, continua a sovrintendere impassibile alle umane vicende, troppo onnipresente e assodato per curarsene…

6. Soap & Skin - Lovetune For Vacuum (pias)
Lei si chiama Anja Plashg, è austriaca e ha poco più di diciotto anni, e il suo è quasi il disco d’esordio dell’anno (perchè l'esordio dell'anno lo trovate in seconda podsizione)…Come provare a definire il contenuto del disco…folk da camera? Certamente la strumentazione, ricca di archi, e un suono di cui il pianoforte è colonna portante, rimandano a canoni sonori che flirtano con la classica…poi c’è chi la paragona a Nico, chi a Kate Bush, chi a Bjork…a me sembrano più affini le sonorità di certe moderne (e allo stesso tempo antiche…) chanteuse, come Joanna Newsom o Josephine Foster. Canzoni eteree che veicolano angosce, inquietudini e suggestioni fuori dal tempo…fatico a capire se si tratta di una burla o di una cosa tremendamente seria, ma è tutto indubbiamente molto affascinante…

5. Mariposa - Mariposa (trovarobato)
L’ultimo disco del settetto di stanza a Bologna flirta come non mai con la forma canzone, certamente senza tralasciare le stranianti boutade sonore che da sempre contraddistinguono la sua musica componibile…cosicché tra perfetti ritornelli pop, reminiscenze kraut, umori psichedelici, jazz e chipiùnehapiùnemetta, può pure capitare di imbattersi in un giro di filuzzi o nella voce del folletto australiano Daevid Allen (ex Soft Machine e Gong)…e poi ci sono Specchio e Sudoku, due gioiellini di miniatura pop da meno di tre minuti che da sole valgono, come si suol dire, il biglietto...

4. Richmond Fontaine - We Used To Think The Freeway Sounded Like a River (decor)
La band guidata da Willy Vlautin, che non si sa bene se definire un musicista prestato alla scrittura o un romanziere prestato alla musica, compie un ennesimo, forse decisivo passo verso la piena maturità artistica con questo disco che segue di due anni l’altrettanto bello Thirteen Cities…è con questi lavori che l’Americana proposta dal gruppo di Portland si è sporcata della sabbia che riempie il confine fra Messico e Stati Uniti, e riempita della desolazione delle microstorie proposte dal leader, in cui confluiscono Cormac McCarthy e John Fante, come in un’ennesima (anti)epica che pervade le vite che affollano tutti i sud-ovest...
3. Elvis Perkins - In Dearland (xl)
Il figlio di Norman Bates, dopo un primo album all’insegna di un doloroso intimismo, si dota di backing band e sfodera un suono che riesce a miscelare le funeral band di New Orleans e le fanfare dell’esercito della salvezza con il soul e il gospel…ne vien fuori un sound capace, all’interno della stessa canzone, di commuovere come di rallegrare l’ascoltatore, di svuotargli il cuore e poi di riempirgli l’anima...
 
2. DM Stith - Heavy Ghost (asthmatic kitty)
Figlio d’arte, evidentemente avvezzo sin dalla tenera età all'ascolto delle sonorità più variegate (comprese quelle affini alla musica classica), David Michael Stith fa qui il suo sorprendente esordio con un disco pressoché indefinibile, denso nei suoni e nell’uso di una strumentazione vasta, eppure rarefatto, che sa di blues e folk e radici, eppure etereo…Canzoni che cambiano forma e ritmo al loro interno, suoni in sottofondo che comprendi al decimo ascolto ma ti accorgi di non avere mai ignorato, Strauss e Bon Iver e Antony…e un po’ di Sufjan Stevens, suo, seppur giovane, mentore...
1. Vic Chesnutt - At The Cut (constellation)
Un disco che si sarebbe piazzato al primo posto anche se la notizia della morte di Chesnutt non ci avesse colto all’improvviso alla fine del 2009…un'uscita che a maggior ragione saluta uno dei grandi del cantautorato degli ultimi 20 anni, uno dei pochi di cui si possa rivendicare seriamente l’essenzialità all’interno del panorama musicale internazionale...Quest'album va idealmente a completare il binomio con North Star Deserter (2007), registrato, come quello, a Montreal insieme alla gang della Constellation Records, e capace, come quello, di integrare meravigliosamente gli archi, i crescendo e le tensioni elettriche care a Godspeed You Black Emperor e A Silver Mt. Zion con le composizioni intrise di soulness del Nostro…

 
i "12 dischi 12" di VANES

12. Do Make Say Think - The Other Truths (constellation)





11. U2 - No Line On The Horizon (mercury)






10. Evangelista - Prince Of Truth (constellation)





9. Wolfmother - Cosmic Egg (modular)

8. Andrew Bird - Noble Beast (fat possum)









7. Bad Lieutenant - Never Cry Another Tear (v2)











6. Harmonia - Tracks And Traces Reissue (gronland)











5. Current 93 - Aleph at Hallucinatory Mountain (durtro)

4. Casiotone for the Painfully Alone - VS. Children (tomlab)



3. Pearl Jam - Backspacer (universal)



2. Iggy Pop - Preliminaires (astralwerks)



1. Vic Chesnutt - At The Cut (constellation)